Tito Agostino Ranieri
[Palena 1912 - Haverford U.S.A 1997]
Biografia
PALENA – Tito Agostino Ranieri nacque a Palena (CH), il 28 luglio del 1912, da Giulio e Anna Ranieri. Il padre era nato a Palena il 24 aprile del 1888 da Agostino e Maria Palma Rosa D’Alonso . La madre era nata, sempre a Palena, il 21 febbraio del 1892 da Tommaso e Eleonora Ranieri. I suoi genitori si erano sposati il 26 agosto del 1911. Nel 1921 Giulio, il padre, decise rincorrere il “sogno americano”. La famiglia Ranieri giunse ad “Ellis Island” a bordo della nave “America”. Il giovane Tito Agostino (negli Stati Uniti diverrà “Augustine”) dimostrò una straordinaria dote di apprendimento.
Si impadronì della nuova lingua nell’immediato. Studiò alla Haverford High School (1931); al Villanova College (B.S., 1935), alla “ University of Penna” la laurea in medicina (1939); Master in “Science in Surgery” nel 1945. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nella US Navy come ufficiale medico di reparto, U. S. Naval Hospital, Sampson, New York, aprile – maggio 1944; Medico in carica con “American Blood Cross Blood Donor Service” maggio-novembre 1944; Capo della Chirurgia, Ospedale del governo militare navale degli Stati Uniti ad Okinawa.
Sua madre lo chiamava Tito, gli altri membri della famiglia “Ted” e i suoi amici al liceo “Augie”. Medico straordinario per professionalità e passione. Lo potevi chiamare ad ogni ora e lui, impassibile, si recava dai suoi pazienti. Ad Haverford, Pennsylvania, il suo essere “medico dei poveri”(li visitava gratuitamente) è divenuta leggenda. Ma quello che lo rese famoso sono le oltre 700 operazioni che sostenne durante la leggendaria battaglia di Okinawa. Operò, senza dormire, per giorni e giorni salvando una infinità di vite umane. Molti di quei soldati lo rintracciarono dopo la Guerra e vollero ringraziarlo personalmente. E lui, il bambino partito da Palena, rispondeva sempre: “ho fatto solo il mio dovere”. Tito Agostino Ranieri è morto nel dicembre del 1997.
Fonti
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”