Dal volume "Ascesa e declino di un distretto manifatturiero" di Costantino Felice - Ed. Scientifiche Italiane:
Le prime "fabbriche delle fajenze" a Palena
"Con il Catasto conciario di metà del Settecento abbiamo anche, per quanto se ne sa, la prima documentazione sicura e convincente - richiamata nei suoi rigorosi studi da Franco Battistella - sulla produzione ceramica a Palena, dove sussistevano, come già visto, tutte le precondizioni ambientali per lo sviluppo: acque fluviali, boschi per la legna da ardere, ottima argilla e altri indispensabili elementi chimici (silice, pirolusite, ...)".
"...Dalle carte dell’Onciario veniamo dunque a sapere che a quel tempo di botteghe dedite alla produzione delle ceramiche a Palena ce n’erano almeno un paio (una certamente impegnata nella lavorazione delle ceramiche): nelle rivele del 1752 compaiono come "fajenzari" il diciassettenne Giuseppe Carozza, figlio di Carmine, bracciale di 47 anni, e suo cugino Falco Carozza, di anni 24, figlio di Carlo, anch’egli bracciale di 57 anni..."
"...Sempre dal Catasto apprendiamo che a Palena c’era anche un "pittore di maioliche" nel fuoco di Panfilo Masciarelli, maniscalco di 60 anni compare con tale qualifica suo figlio Nicola, di anni 24, il quale, nel 1752 si trovava "nelli Castelli ad imparare la pittura delle maioliche..."
"...Ad esercitare il mestiere di vasari, infatti, a Palena ne incontriamo più d’uno. Nel citato ruolo delle patenti relativo al 1811 compare un tale Giuseppe di Vincenzo Mascetta, "fabbricante di vasi di creta..."
"...In quel periodo - metà circa del XIX secolo - cominciano a trovarsi anche altri faienzai - ad esempio Lucio Pulcinelli figlio di un "lanaiolo" e Arcangelo Taraborrelli, originario di Guardiagrele..."
Lo sviluppo delle ceramiche palenesi
"...Lo spaccio delle stoviglie di cui parliamo - scrive ad esempio Di Diego, verso la metà degli anni settanta, dopo aver riferito ampiamente sullo stato di quest’arte a Lanciano - si estende a molti paesi della provincia nostra. A Chieti, Palena, Pretoro, Guardiagrele, Orsogna ed altri luoghi sono simili vasellai ed essi, come quelli di Lanciano, vanno spacciando per le fiere le loro stoviglie..."
"...gli istoriati barocchi di Castelli si riproducevano per esempio a Napoli, dove peraltro si recavano a studiare i più promettenti maiolicati abruzzesi (si pensi a Fedele Cappelletti, ma più tardi anche al palenese Nino D’Emilio). E’ tuttavia significativo che Palena venga indicata - anche dal Di Diego - tra le più rinomate località della provincia, e dell’Abruzzo, per la lavorazione delle ceramiche..."
"...Esemplari di questa ispirazione, provenienti dalle fabbriche di Palena, si trovavano a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento (un piatto, per esempio, che reca il marchio di Lucio Pulcinelli, e più tardi, sul finire del secolo, piatti di Giuseppe Como, come pure dei figli di Lucio Pulcinelli) fino agli anni venti del secolo successivo (ancora i Como che decorano i loro catini, piatti, e boccali più o meno con gli stessi motivi)..."
"...Sul finire del secolo anche il geografo Strafforello sottolineava come qui il fiume Aventino... Mettesse in moto "diversi mulinelli per l’impasto della miscela di stagno, piombo e silice, adoperata per dar lo smalto alle stoviglie..."
"...Successivamente nell’Ottocento, le officine palenesi traggono ispirazione dal repertorio castellano, ma i D’Eletto, i Como, i Paterra, i Taraborrelli, i D’Emilio, i Pulsinelli lo ripropongono con originali interpretazioni: ogni maniera si dissolve nel tratto spigliato ed in piacevoli partiture non privi di slancio lirico. Vi ricorrono non di rado i motivi di Rapino..."
Per "l’industrializzazione della ceramicae della maiolica": dal convegno di Palena nel 1921 alle mostre internazionali di Monza.
"...All’indomani del primo conflitto mondiale il citato Iezzi presenta Palena come centro montano caratterizzato dalla presenza, oltre che di una centrale idroelettrica, di gualchiere e tintorie, di parecchi mulini e pastifici, anche dei "cosi detti mulinelli per l’impasto della miscela di stagno, piombo e silice, che si adopera per dar smalto alle stoviglie."
"...A fornirci un ampio resoconto dell’avvenimento è il periodico teatino "L’Indipendente" - autorevole portavoce del movimento combattentista e nazionalista, inizialmente critico nei confronti del montante squadrista fascista – che ad esso dedicò un suo numero speciale, quasi interamente. Firmava il lungo articolo, significativamente intitolato Il Primo Convegno Provinciale dei Ceramisti a Palena..."
"...Per organizzare la mostra e il convegno venne costituito un Comitato promotore, il cui principale animatore era lo stesso D’Onofrio. A presiedere il Convegno che si tenne il 2 novembre nel Teatro Aventino, venne chiamato l’artista pescarese Basilio Cascella, insigne capostipite di una nidiata di ingegni che riportano l’antica tradizione ceramica abruzzese ai suoi massimi livelli di espressività..."
"...La prima fase della giornata, sotto la guida dei Presidenti del Comitato Gino Paolantonio e Giuseppe Paterra, è dedicata ad una visita di tutti i congressisti alla mostra delle maioliche allestita in un salone dell’antico palazzo baronale. Dapprima stupiscono i visitatori una serie di quadri meravigliosi del pittore palenese Oreste Recchione…Quindi si passano in rassegna i lavori di ceramica e di maioliche distribuiti tutti intorno alla sala. L’articolista elenca quelli "pregevoli" dei seguenti artisti: Giovanni Como, Panfili Como e figlio, Amedeo D’Eletto, Falco D’Eletto, Alberico Paterra e figli, Giovanni Pulcinelli, Tolindo e Attilio Pulcinelli, Giuseppe e Donato Taraborrelli, Fratelli Taraborrelli..."
Dal volume "Palena nel corso dei secoli" di Mario Como - Ed. Bastogi - La ceramica
Si riporta uno stralcio di una ricerca effettuata su internet:
Nino D'Emilio
"...Va ricordato innanzitutto il bravo e tanto lodato Nino D'Emilio, autentico figlio di Palena, per antiche radici ed interprete originale della tradizione ceramista. Uscito nella preparazione di base dalla scuola paterna, molto egregiamente affermata da Francesco D'Emilio, figura di onesto, estrosissimo artigiano e cittadino esemplare, il giovane Nino, ebbe in sorte di poter curare la sua formazione culturale, prima frequentando nel Capoluogo di Provincia le Scuole Tecniche del tempo, segnalandosi come alunno modello. In prosieguo di tempo, attratto dal richiamo di sangue per l'attività paterna, a cui già si associava validamente e congenialmente il fratello Falcuccio, Nino volle raffinare il suo talento ereditario, ponendosi alla Scuola dei Ceramisti napoletani di Capodimonte e come alunno di tanta scuola, dopo alcuni anni, ne uscì arricchito di esperienza artistica e professionale da connotarsi come ceramista apprezzatissimo dal celebre Direttore di detta Scuola, Commendator Rabuffatt, il quale ultimo, godendo già di elevata rinomanza, volle personalmente recarsi a Palena e rimanervi alcuni giorni per studiare, e riflettere sulla produzione di ceramica che si metteva in vita. Un maestro esemplare che intese seguir un discepolo meritevole anche dopo la scuola. Le cronache locali del tempo (anno 1921) sui quotidiani allora editi, dettero notevole spazio e risalto al Primo Convegno Abruzzese dei Ceramisti Regionali, convegno promosso e realizzato dall'indimenticabile Sindaco del tempo Comm. Dott. Vincenzo D'Onofrio. Apprezzatissimi furono i seguenti lavori del D'Emilio: "Il Cristo alla Colonna", La scena dantesca di "Caronte che tragitta le anime" saggi di arte che furono dalla critica ritenuti di gran pregio. E' da rilevare che la personalità dell'artista si era arricchita degli apporti della scuola del Cascella Basilio di Rapino, nella quale era entrato dopo quella napoletana di Capodimonte. Sicché dagli anni venti (immediato dopo primo conflitto) fino alla seconda guerra mondiale; egli era venuto affermando sempre a più largo raggio dí notorietà la sua geniale vena artistica, producendo pezzi che venivano ricercati ed acquistati dovunque, anche all'estero. Si potrebbe dire che, associandosi egli ai due predetti familiari, il padre Francesco ed il fratello maggiore Falco, abbia recato nella fabbrica dei D'Emilio, già affermata, una integrazione che doveva connotare di rinomanza e di valore artistico la famiglia stessa. Infatti, mentre i congiunti, a principiare dal padre Francesco erano specialisti. nel modellare l'argilla e nel fabbricare col caolino forme diverse di oggetti, Nino sapeva, da par suo, portare ad esprimere con arte, con le sue belle decorazioni, gli oggetti stessi. Una famiglia che, dunque. lavorava di concerto e dava così lustro alla cittadina di Palena, attraverso la notorietà che si procacciava con le opere.
Molti i soggetti trattati da Nino: panorami pittoreschi, piatti, anfore, statuette, servizi da the, da caffè e via dicendo. Ma la guerra ultima dissolse la coesione familiare, perché al decesso del padre seguì, poi, quello del fratello maggiore e Nino si ritrovò solo ancora per pochi anni, nell'immediato dopo guerra a ridar vita all'attività tanto amata e tanto praticata. Egli mantenne viva la tradizione fino a pochi anni or sono, fino, cioè, al suo decesso avvenuto a Chieti nel 1973.
Parallelamente ai D'Emilio, però nel dopoguerra, agivano anche i membri della famiglia Pulsinelli. Essi costituiscono anche come i D'Emilio un esempio più unico che raro, esempio di attaccamento alla propria terra, alle tradizioni, al genio della propria gente. Hanno saputo dare a Palena, in tanto sfacelo dei valori affermati dalle vecchie generazioni, i fratelli Remo, Antonio e Mario Pulsinelli, giovani ormai maturi, che cresciuti alla scuola di ceramica del padre Attilio.
Remo, Antonino e Mario Pulsinelli
Remo Pulsinelli
Sono anch'essi rimasti legati alla loro atavica tradizione di ceramisti e, senza scoraggiarsi, per il riavvio duro e penoso alla predetta attività, hanno finalmente riportato Palena al prestigio dei tempi andati. Sono gli unici, infatti, dopo la scomparsa dei D'Emílio, che hanno portato a rivivere con manufatti di gran pregio artistico, l'estro creativo delle epoche passate, nello specifico contesto della ceramica."
Opere
Famiglia Paterra
Tolindo Pulsinelli
Nino D'Emilio
Remo, Antonino e Mario Pulsinelli
Guglielmo Pulsinelli
Vincenzo e Gino Pulsinelli
Cataloghi
Ascesa e declino di un distretto manifatturiero
Fonti
"Ascesa e declino di un distretto manifatturiero" - Costantino Felice**
"Palena nel corso dei secoli" - Mario Como**
“L’anima del borgo” - Romeo Como**
Sito web - Bullettino della deputazione abruzzese di Storia Patria
**Volume consultabile nella biblioteca del Museo, opportunamente allestita.