Pietrabbondante
La struttura territoriale
Pietrabbondante villaggio scomparso con la chiesa di Santa Maria la cui presenza fisica è ben illustrata oggi dal permanere del toponimo Pietrabbondante.
FEUDO DI PIETRABONDANTE
L. A. Antinori ci fa conoscere che PIETRABONDANTE nel 1173 - si teneva da Goffredo di Galluccio in servizio - e il demanio era del Conte di Fondi, che fu tassato per feudo di III MILITES per la « Suvenzione » e per la «Spedizione in Terra Santa ».
Il feudatario Goffredo di Galluccio aumentò la sovvenzione, e ciò per aggraziarsi le simpatie del re, offrendo cinque cavalieri e dieci scudieri.
Ai tempi di Carlo II d'Angiò, Pietrabondante fu posseduta dai Caracciolo di Napoli, e signore di essa fu nominato Randolfo Caracciolo. Il feudo passò poi alla nobile famiglia PISCICELLI. Successivamente fu utile signore di questa terra RAIMONDO CALDORA. Ma quando costui si ribellò, il re Alfonso d'Aragona, nel 1449 confiscò il feudo e lo concesse a Giovan Antonio e Restaino Caldora. In seguito, poi, come rilevasi dalla Corografia dell'Antinori, signore ne divenne ALFONSO DI RAO, napoletano, nell'anno 1519, il quale, sposata Laura Carafa, figlia di Bartolomeo signore di Fondi, comperò da questi e dai figli la terra di Pietrabondante, divenendone signore. Infatti, egli, nel 1532 vi fabbricò il palazzo e restaurò la rocca a questo contigua.
Dopo la signoria della famiglia DI RAO, Pietrabondante fu per cinque parti e due terzi delle dodici occupato da Don TOMMASO D'AQUINO, Principe di Caramanico e Duca di Casali che le ha sempre godute per la vile corresponsione di ducati 110 !.
La Regia Corte, però, non ostante tali usurpazioni non volle mai riconoscere per legittimi padroni utili, con titolo di feudo, i suoi usurpatori e possessori. Infatti la Corte per la esazione dei « quinderni » ed « adohe » si diresse sempre con tro l'Università di Palena.
Attualmente si notano evidenti ruderi. E’intendimento dell’Amministrazione Comunale di Palena di riportare alla luce, per quanto possibile le vestigia di un così importante luogo sacro ai palenesi tutti.Il degrado fisico e socio-economico di un centro storico in particolare, inizia quando mancano gli interventi di riqualificazione e valorizzazione degli spazi e percorsi pubblici. Infatti la mancanza di riqualificazione, si accomuna, quasi sempre alla mancanza di interventi sul tessuto edilizio privato, sia abitativo che produttivo e commerciale, che lo portano quasi sempre all’abbandono.
Queste zone abbandonate diventano sempre più in costante disfacimento, proprio per la continua mancanza di interventi di bonifica edilizia.
Fonti
"Palena nel corso dei secoli" - Mario Como**